IL MIO METODO DI CAJON

Il mio metodo è finalmente diventato realtà: ecco a voi Manuale di Cajon !


Sono veramente contento non solo di aver concluso il lavoro ma soprattutto di essere riuscito a inserire gli esercizi in un ordine logico e funzionale all'apprendimento. E' il terzo metodo che porto a termine ("coordiniamoci" 2014, "fondamenti di batteria" 2015) e l'esperienza e la consapevolezza costruita attraverso i precedenti volumi didattici è sicuramente servita a snellire il lavoro. Scrivere un metodo, per quanto si abbiano le idee chiare, è comunque un lavoro lungo e stressante. Prima di tutto si affronta la fase di preparazione, elaborazione e selezione di ogni esercizio, il che significa: suonare, quindi scrivere, rileggere, far provare a diversi allievi, eventualmente correggere e ricorreggere ancora per innumerevoli volte. A questa prima fase si affianca quella di raccolta e suddivisione per tematiche, obiettivi e difficoltà. E' un po' come scrivere un romanzo con diversi eventi che s'intrecciano, contrappongono e giustificano l'uno nell'altro per poi risolversi tutti un finale chiarificatore. Bisogna sapere cosa si è scritto e cosa si scriverà, assicurarsi che la logica non si perda tra le pagine e che il lettore (studente) non si perda o si affatichi nella lettura. Tutto questo non sempre risulta facile, soprattutto se il libro supera le cento pagine (!). Poi in ultima analisi arriva la questione grafica e l'infinita fase di correzione delle bozze. Mi è stato chiesto perché non ho messo dei disegni (in "coordiniamoci" avevo disegnato personalmente tutti i fumetti), la risposta è che non avevo più tempo e volevo uscire con il metodo il prima possibile; inoltre se avessi messo i disegni avrei dovuto rivedere e curare l'impostazione grafica generale del libro, cosa che non sarei stato in grado di fare in maniera professionale senza un esperto in materia (la copertina l'ho fatta con Paint...!).
Insomma MANUALE DI CAJON è stato un lavoro lungo durato due anni che ha richiesto attenzioni e cure continue nonostante concerti e impegni di natura diversi, sono felice del risultato e credo che non avrei potuto fare meglio.




- ...E' quindi un lavoro concluso e perfetto?- No, non direi, non credo più nei lavori finiti e sicuramente, per quanto ben riuscito, non è perfetto. Ho un aneddoto da raccontare in merito. 



Quando frequentavo architettura la mia professoressa di disegno II (di cui non ricordo più il nome) disse più o meno questo: "... Non credo nei lavori finiti, lascio i disegni senza concluderli, è una mia filosofia e anche voi siete liberi di fare lo stesso..." Ne rimasi scioccato! Io che da sempre mi prodigavo e affaticavo nell'arduo intento di creare disegni perfetti e concluderli al meglio per poter prendere voti più alti, adesso si parava davanti l'idea che fosse tutto inutile! Una volta venuto meno lo smarrimento, ci ragionai traducendolo in un grande insegnamento applicabile alla vita di tutti i giorni. Per me quelle parole divennero questo: la perfezione non esiste così come non esiste una conclusione, tutto è perfettibile e tutto è in movimento. Un libro è un temporaneo aiuto che un giorno può sempre essere migliorato o semplicemente cambiato, tutto fluisce: il tempo, le stagioni, i colori della natura, gli animali, i fiumi e i sentimenti, perché non pensare che anche un progetto o un opera possano mutare o rimanere aperti, non finiti? Sarebbero per me più vivi di ciò che è concluso e fermo a se stesso!


Comunque... tornando con i piedi per terra, questo manuale potrà essere sempre migliorato ma ha già dentro tutto quello che volevo ci fosse. Adesso non resta che aspettare il giudizio di chi ne farà uso così che io possa prendere appunti per migliorarlo e migliorarmi ancora, sperando comunque che sia loro di aiuto nell'apprendimento delle tecniche e dei fondamenti di questo magnifico strumento chiamato cajon.


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